Non dovranno solo preoccuparsi di come attrezzarsi per spedire, a partire dal prossimo primo gennaio, le fatture in via elettronica, ma dovranno anche riflettere sulla protezione dei dati personali contenuti in quei documenti.
Il problema riguarda in prima persona i professionisti, a partire dai commercialisti, che rappresentano il principale snodo di raccolta e invio delle fatture, e coinvolge soprattutto le operazioni B2C (business to consumer).
L’esempio emblematico, anche per la tipologia dei dati che vi possono essere riportati, è quello della parcella dello studio medico, dove di solito è indicato il tipo di visita. Si tratta di informazioni particolari, quelle che prima del Gdpr (il regolamento Ue applicato dal 25 maggio) si definivano”sensibili” (e ora “particolari”) .Dati da proteggere – Una gran massa di dati personali si appresta, dunque, a viaggiare in modalità digitale.
E questo comporta un problema di protezione. Ci sono almeno due motivi per non sottovalutare la questione: in primo luogo perché i dati personali vanno sempre messi in sicurezza; inoltre, perché le soluzioni verso cui la gran parte degli studi si sta orientando è quella di affidarsi ai servizi cloud: la fattura parte dallo studio del professionista, transita per l’hub del provider e, attraverso lo SdI (il nodo di interscambio dell’Agenzia delle entrate) arriva al destinatario finale.
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